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05 ottobre 2025 - "RESTIAMO UMANI"

2025-10-05 06:32

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05 ottobre 2025 - "RESTIAMO UMANI"

“Restiamo umani”. Prendo a prestito questo motto perché ritengo sia utile a dire oggi il rischio di cadere nel contrario, cioè di sostenere che una certa disumanità, mista a un po’ di cinismo, possa distrarci dagli orrori che la realtà ci mostra, e a tenerli a distanza, pensando che la “disumanizzazione” sia ormai la normalità. 


Anche se di questo motto correggerei comunque il verbo, altrimenti ci si potrebbe convincere di aver già raggiunto un buon livello di umanità, mentre -intorno e dentro noi- spesso non è così.


Allora proporrei “diventiamo” sempre più umani, anziché no. Dove l’umanità è, certamente, ciò che siamo, non c’è dubbio, ma al tempo stesso ciò che dobbiamo diventare.


Dio ci ha creati umani, ma la nostra compiuta umanità la raggiungiamo davvero quanto più assomigliamo a Gesù Cristo. 


La giornata del migrante e del rifugiato, che oggi la Chiesa celebra, non è un modo per fare campagna elettorale pro o contro qualcosa o qualcuno -come ahimè spesso si suol fare-, ma per leggere il vangelo nel contesto concreto odierno; proprio per evitare che il nostro sguardo si diriga altrove, per “non vedere” le tante condizioni umane “disumane”. 


Se diamo attenzione alla Parola, nella quale ritorna più e più volta il tema dell’accoglienza e dell’ospitalità, ci si accorge del richiamo della lettera agli ebrei, per es., che fa risuonare queste parole: "Non dimenticatevi l'ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno ospitato gli angeli" (Eb 13,1ss.). Il riferimento è senza dubbio ad Abramo, che, ospitando nella sua tenda pellegrini nell'ora calda del giorno, finì per ospitare angeli. E chi di noi non vedrebbe come un'occasione prodigiosa di rara bellezza ospitare angeli? Ma se perdessi questa occasione? Di ospitare angeli? 


Ritengo però di altrettanta intensità, nei riguardi del tema dell’accoglienza, il racconto preso dal libro dei Re (1Re 17,6-16). Di questo vorrei mettere in evidenza una cosa, anzitutto: protagonista di questo racconto non è il grande profeta Elia, amico di Dio, ma la donna senza nome, vedova, povera e straniera e il suo luminoso gesto.



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P. Picasso “Guernica” (part.) 1937, Madrid


Infatti, quella donna, senza più speranze per la propria vita e -cosa ancor più drammatica- per la vita del figlio, si sente fare una richiesta oltremodo impertinente da Elia: le chiede quel poco che ancora le resta prima di morire: "Prima pensa a me, prima prepara per me, prima servi me". 


E sarebbe scandaloso, se non che a questa sfacciata pretesa è legata una promessa: "La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non diminuirà, fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia". E la donna, luminosa nella sua povertà, mette prima -non solo di sé, ma addirittura prima del figlio- il profeta, uno straniero. Avrebbe avuto tutto il diritto di dire: "Prima noi".  


Ma…Ecco rivelato il principio della disumanità! È qui: prima ciò che è ragionevole per la mia auto-conservazione; prima ciò che può far felice me o far rimanere in vita me, perché questa vita è mia ed è l’unica che ho, mi è stata data e guai a chi me la tocca! Anche perché dopo di che non c’è più niente: non esiste altro, non esiste l’altro! 


E però, in questo caso -in tutti i casi!-, l’altro è un profeta! Cioè uno che chiedendomi di mettere in gioco tutto me stesso, mi sollecita a dare fiducia a chi la vita me l’ha donata; l’altro è sempre profeta perché mi spinge a navigare “al largo”, dove l’acqua è profonda e le sicurezze non possono venire dalle mie capacità o forze, ma da Qualcuno che sta al di sopra di me. 


Davanti a tutto questo ci sentiamo così piccoli e sperduti, e non capaci di affrontare cose così. Però il vangelo, che chiede sempre una certa radicalità, in questa occasione mi parla invece di piccoli gesti, si direbbero gesti da nulla, come quello di offrire un bicchiere d’acqua. E cos’è un bicchiere d’acqua? È davvero qualcosa che non ci possiamo permettere? 


Perché Dio non è sempre interessato alle cose eclatanti. Talvolta, Lui, leggendo il cuore, sa valutare grandi anche le cose minime, come può esserlo un abbraccio, un fiore, una telefonata, un sorriso… (al contrario di un pregiudizio, un disinteresse, una cattiveria…) che, come dice il vangelo, non resteranno senza ricompensa.


dgc



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