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2 novembre 2025: LAUDATO SII... PER SORA MORTE

2025-11-01 15:50

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2 novembre 2025: LAUDATO SII... PER SORA MORTE

Quest’anno ricorre l’ottavo centenario della composizione del Cantico delle Creature di San Francesco d'Assisi (avvenuta tra il 1224 e il 1225). È una preghiera, un inno alla vita, alla fraternità universale, un atto di lode a Dio attraverso l’intero Creato, vissuto non come oggetto da usare ma come dono da accogliere. Proprio per questa sua struttura relazionale, il Cantico si offre oggi come un manifesto contro l’idolatria contemporanea, che si esprime nella logica del possesso, del denaro, del consumo e del dominio. 


Potrebbe offrire anche un’occasione per una riflessione sul nostro modo di vivere la vita e sul nostro modo di intendere la morte.


«Laudato sii, mio Signore, per sora nostra morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scappare: guai a quelli che morranno nei peccati mortali; beati quelli che troverà nelle tue santissime volontà, ché la morte seconda non farà loro alcun male».  


Nell’ultima strofa del suo Cantico, il Santo di Assisi rivolge la sua gratitudine a Dio, che nonostante le debolezze, i limiti, gli errori ci permette di sperimentare e imparare il senso profondo dell’amore, della cura, della giustizia nell’esperienza radicale del perdono.


Donare il perdono e vivere il perdono sono due facce della stessa medaglia, due passi nel cammino della vita di ciascuno di noi, fatto anche di “infirmitate”, di “tribolazione”, di fatiche, di dolore.


Il cammino del perdono ci porta verso un cuore pacificato e pronto per incontrare anche Sorella Morte corporale, che ci accompagna alla soglia della vera vita, una vita nuova, una vita di grazia nel cuore stesso di Dio. 


Davvero Francesco è un uomo che si immerge in Dio! E questa sua intimità con Dio trasforma e rinnova il suo rapporto con tutto ciò che lo circonda; talvolta in maniera gioiosa e talaltra come dolce rimprovero, in modo da suggerire al credente uno stile che si differenzia da quello di colui che appartiene al “mondo”.


Il richiamo è a non vivere solo di lamento per ogni cosa, a non dare per scontate tutte le cose belle della vita, ma a imparare a lodare per i doni infiniti di cui Dio ci circonda ogni giorno.


 

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“Un francescano danza con la morte” dettaglio di miniatura (1440-1460)



Un Dio che non ci fa sconti, ma ci ricorda anzitutto quello che noi sappiamo, e che spesso però dimentichiamo: che il termine «morte» è un termine generico, perché esiste la morte del corpo, ma anche la morte dell’anima.


E allora Francesco sembra dirci in primo luogo: “voi vi preoccupate tanto della morte corporale, ma della morte dell’anima, del peccato, di vivere male ed egoisticamente, di questo nessuno si preoccupa?”. È questo il vero problema: non la morte, ma come si vive!  


Inoltre, il Cantico ribadisce –a scanso di equivoci– che la «morte corporale» è inevitabile e per quanto uno si affanni a sfuggirle, prima o poi la incontrerà («nullu homo vivente pò skampare»): questa consapevolezza però, per Francesco, non deve dare tristezza, al contrario deve dare una scossa positiva e spingere a considerare la preziosità della vita, di ogni singolo istante, e l’importanza di vivere bene!  


Infine, dopo aver detto come non vivere il rapporto con la morte, Francesco ci apre alla prospettiva evangelica positiva: quella di essere trovati, nel momento della morte, nella volontà di Dio… e quindi –visto che non sappiamo quando «sorella Morte» verrà– vigilare su sé stessi per poter vivere ogni istante della vita nella sua «santissima volontà», così che la morte dell’anima (chiamata «morte secunda») non ci potrà colpire.  


Dunque, morire essendo accolti nel «seno di Abramo» (Lc 16,22), cioè tra le braccia di Dio, è la maniera per considerare la morte sorella, perché ci introduce nella piena comunione con Dio. Proprio quel Dio che avremo amato e servito nella vita: sarà Lui ad accoglierci nelle dimore eterne e, accompagnandoci da nostra sorella Morte, ci schiuderà la porta della vita piena, la vita con Dio. Così che… «se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui» (Rm 6,8-9).


dgc



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