I toni sempre più accesi e violenti, i vari scontri ai quali ci capita di assistere, tante volte inermi, non possono che farci sentire le parole del vangelo come assurde. Il fatto che Gesù proponga, a coloro che ascoltano la sua Parola e intendono metterla in pratica, una “via alternativa”, ce lo fa apparire come fuori dal tempo e dalla realtà. Così questa è la prima tentazione che subiamo: quella di ritenere che il vangelo proponga qualcosa che non ha a che fare con il mondo in cui viviamo, e che per metterlo in pratica occorrerebbe uscirne. “Misericordiosi come il Padre è misericordioso” (Lc 6,36): vi pare uno slogan adatto ai nostri tempi? In verità sì, e molto. Ci sarebbe davvero bisogno di tanta misericordia, e sarebbe l’unico principio capace di risolvere molti conflitti…ma nello stesso tempo ci risulta impraticabile! Però il vangelo, che si rivolge a tutti, non pretende che i vari (e a tanti livelli) facinorosi siano tra coloro che ascoltano; il vangelo, che si rivolge a tutti, si propone a coloro che hanno intenzioni serie, perché hanno intuito che lì c’è una promessa credibile. E la Chiesa -e i cristiani che ne fanno parte- non può chiamarsi fuori; anche se il percorso sembra, anzi è, difficile. E certo che è difficile amare i propri nemici! Ma sta proprio in questo l’alternativa cristiana; altrimenti tutti sono capaci di salutare chi ci saluta, di condividere con chi sta dalla nostra parte, ecc. ecc. D’altra parte il nemico è descritto come colui che odia, maledice, maltratta ed esprime la sua inimicizia con la violenza fisica e verbale, con il furto, con la richiesta e la pretesa…

Banksy “il bambino che mette un fiore nel fucile del soldato” Betlemme Ovviamente l’inimicizia trova infiniti altri modi di esprimersi, ma l’indicazione che emerge dalle parole di Gesù è: si risponda facendo non-violenza. Non semplicemente con una risposta che non sia violenta, ma con un’azione positiva di segno opposto. Così ci si mostra più forti della violenza subita e si passa dalla reazione all’azione: come si comporterà colui che odia e maltratta, che calunnia e pretende, al gesto positivo dell’offeso? Forse, amando il nemico gli offro la libertà di essere una persona migliore, di emendarsi dalla violenza: gli dico che può amarsi. I vangeli ci parlano addirittura del comandamento dell’amore. Ma come si fa ad amare a comando? È possibile comandare l’amore? Nella Bibbia il comando che Dio dà all’uomo non è solo “ordine”, ma anche rivelazione di una possibilità. Prima di dire “tu devi”, il comando dice “tu puoi”. Anzi, si fonda sul “tu puoi”. Dunque, mentre chiede fiducia in colui da cui viene il comando, sollecita anche fiducia in sé da parte di colui che tale comando riceve. E il comando può svegliare l’uomo a capacità, possibilità e risorse di cui egli non è nemmeno cosciente o forse nemmeno immagina. Ma attenzione. Occorre specificare che il comando dell’amore non si pone sul piano sentimentale, non ordina di provare sentimenti di affetto per chi ci odia: esso si pone su un piano operativo, concreto, effettivo ben più che affettivo, e indica azioni concrete da mettere in atto e comportamenti da assumere affinchè non sia il male a vincere, avendo classificato l’altro come nemico: se c’è l’altro non c’è spazio per me. Per permettere questo occorre necessariamente partire da un presupposto importante: il nemico è pur sempre un essere umano, e in quanto tale un fratello (a meno che io sia tra quelli che distinguono gli esseri umani in “classi”…ma così smentirei il fondamento biblico: Dio è il creatore dell’uomo; e ha fatto tutti gli uomini a sua immagine e somiglianza, non solo alcuni!). Ma si può davvero arrivare a mete così “alte”? Beh, diciamo anzitutto che quando cediamo alla tentazione e reagiamo in maniera aggressiva, violenta, non facciamo altro che darla vinta al male, cedendo la nostra identità più vera; quindi siamo noi le prime vittime del male (il vero nemico). E non ci basterà giustificarci con motivi più o meno ragionevoli: di “ragionevole” in amore si fa ben poco. dgc

