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01 giugno 2025 - BENEDETTI TESTIMONI

2025-05-31 13:50

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01 giugno 2025 - BENEDETTI TESTIMONI

Con la riforma liturgica, di qualche anno fa, l’Ascensione viene celebrata il giovedì della VI settimana del tempo pasquale, a quaranta giorni esatti dalla Pasqua.


Ma con questa cadenza in un giorno feriale, il rischio potrebbe essere quello di perderne il carattere solenne. Vorrei recuperare almeno con una proposta di riflessione. 


Cosa ci viene narrato dalla Parola di Dio riguardo all’Ascensione? Ci viene narrato, dal libro di Atti con queste parole: “Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi” (At 1,9) e dal vangelo con queste altre: “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui” (Lc 24,51s.), che con l’Ascensione Gesù vive un momento straordinario. 


Per essere un evento enorme, la notizia è data in maniera molto scarna: pochissime parole. Mentre invece si dà più spazio a quel che è avvenuto prima e dopo.


Come mai? Mi pare che la ragione possa essere questa: l’evento della Ascensione di Gesù sta in mezzo, perché orienta, guida il passaggio dal prima al poi. 


Cosa c’è prima?


Il passo degli Atti degli Apostoli (1,6ss.) prima della notizia dell’Ascensione ci dice che Gesù risorto appare agli Undici e affida loro questo incarico: “Di me sarete testimoni”.


Poi precisa quali dovranno essere i confini di questo loro incarico: “A Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”.


Anche nel racconto evangelico si dice che Gesù risorto annuncia una missione, che ha come destinatari tutti gli uomini: “Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme”.


Si tratta, quindi, di una missione che ha un’estensione amplissima.  


Ma a chi Gesù consegna questa enorme missione?


Il vangelo sottolinea che vengono incaricati della missione persone che vivono l’incontro con Gesù Risorto all’insegna del turbamento, del dubbio, del non poterci credere…


Ora, davvero Gesù affida a persone così quella missione formidabile?


Ci verrebbe da dire che, finché l’attenzione è posta sul quaggiù, sull’estensione spropositata del mondo da evangelizzare, sull’inadeguatezza degli evangelizzatori, la missione comandata dal Risorto come può partire e realizzarsi?



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Ramenghi G. B., Dipinto dell'Ascensione di Gesù Cristo 1585


Pensiamo a noi stessi: solo quando ci viene fatta una proposta che ci domanda di metterci in gioco per qualche mansione, subito ci mettiamo a fare un elenco dei motivi per cui si riteniamo inadeguati, e così rispondiamo spesso con un diniego.


E invece qual è il seguito che quei discepoli dettero alla missione ricevuta da Gesù Risorto?


Il libro di Atti sottolinea che è una preghiera concorde e perseverante: “Tutti quello erano perseveranti e concordi nella preghiera” (At 1,14).


Il vangelo che non è più turbamento; non è più dubbio; non è più il non poterci credere, ma una grande gioia e la lode a Dio. 


Come si spiega questo passaggio sorprendente dal senso del limite, della sproporzione, della inadeguatezza alla preghiera concorde e perseverante, alla gioia e alla lode a Dio?


La spiegazione sta appunto nell’evento dell’Ascensione di Gesù al cielo: è questo che rende possibile tale passaggio sorprendente, perché sposta l’attenzione dal quaggiù della sproporzione e della inadeguatezza, al lassù dove Gesù è asceso, siede alla destra del Padre ed è divenuto pienamente partecipe della signoria divina. 


Là c’è il Capo, di cui noi siamo le povere membra e quel nostro Capo continua la sua opera a favore dell’umanità, facendo operare la sua onnipotenza divina nella nostra pochezza di sue povere membra. E questo consentirà di andare oltre i limiti.


Perché sì, noi siamo inadeguati, ma non ci lasciamo prendere dalla tentazione di giocarcela tutta ed esclusivamente su di noi; invece facciamo affidamento prima di tutto e soprattutto in quel Gesù, che gode della signoria divina: e allora rendiamoci disponibili alla forza dello Spirito Santo, che Lui, Gesù, ha promesso di non lasciarci mancare mai.


dgc



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